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40 centesimi, la nuova moneta coniata dall’Onu

Da Redazione

Aprile 21, 2018

40 centesimi, la nuova moneta coniata dall’Onu
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La nuova moneta coniata dal World Food Programme dell’Onu, dal valore simbolico di 40 centesimi, è funzionale a lanciare il messaggio secondo cui basterebbe poco per sfamare, quotidianamente, un bambino in difficoltà. La moneta non esiste davvero, ma si possono effetturare delle donazioni simboliche dal valore dii 40 centesimi per sfamare un bambino.

Moneta da 40 centesimi, l’idea del World Food Programme dell’Onu

La nuova moneta, coniata dal  World Food Programme dell’Onu, è del tutto simbolica. Nonostante ciò, è possibile anche immaginarsela ed effettuare delle donazioni. La moneta avrà la stessa dimensione degli altri centesimi (10, 20 e 50 centesimi, per intendersi), pur non esistendo per davvero, fisicamente.

Nonostante ciò, ognuno, dal proprio cellulare, potrà effettuare una donazione simbolica per sfamare un bambino. Si tratta di un messaggio promozionale adottato dall’Onu per lanciare la propria campagna di sensibilizzazione. Nel mondo, spiega lo slogan, il numero di smartphone presenti in totale è 20 volte quello dei bambini che soffrono la fame.

In altre parole, basterebbe che si facesse partire, da un semplice smartphone, una donazione simbolica di 40 centesimi per soddisfare il fabbisogno giornaliero di un bambino affamato. Davvero poco, a pensarci, e alla portata di ognuno.

ShareTheMeal, il progetto che ogni anno dona pasti agli affamati

Il progetto innovativo della moneta da 40 centesimi si lega al già tanto apprezzato progetto “ShareTheMeal”, che si offre di donare pasti ai bambini affamati di tutto il mondo, ovviamente grazie al supporto di chi decide, volontariamente, di aderire al progetto donando somme che si tramutano in pasti.

Massimiliano Costa, che ha spiegato la natura del progetto attraverso La Stampa, ha chiarito le intenzioni dello stesso e i risultati ottenuti in due anni dalla sua realizzazione. Innanzitutto, è l’innovazione la chiave di questo nuovo progetto. Accanto allo sviluppo tecnologico, c’è chi vive ancora nella fame. Non si può permettere una tale condizione, che può essere contrastata a partire da quel cellulare di cui si fa uso quotidianamente, con somme che di certo non intaccano i portafogli di chi dona.

In due anni, spiega Costa, c’è stata la disponibilità di più di un milione di persone. Ciò, tradotto in numero di pasti, significa 22 milioni di pasti, e un numero considerevole di bambini che sono stati sfamati. I paesi africani sono quelli che più hanno ricevuto supporto da questa campagna, ma non sono tuttavia gli unici: Yemen, Bangladesh, Sudan, Uganda e Nigeria sono solo alcuni tra i primi esempi di aiuto concreto.

In futuro, l’aiuto potrebbe estendersi ancor più, in base alle richieste e alle situazioni di difficoltà dei determinati paesi. E pensare che, tutto ciò, costa 40 centesimi.

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