Cavallo di Troia non è mai esistito: scoperto errore di traduzione nell’Odissea
Da Redazione
Novembre 02, 2017
Francesco Tiboni, archeologo navale italiano, ha demolito il mito di Omero riportato anche nell’Iliade di Virgilio: il celebre cavallo di legno donato da Ulisse ai troiani era un Hippos, un tipo di nave fenicia
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La vicenda di cui si parla oggi, giovedì 2 novembre 2017, dimostra che anche gli esperti e gli studiosi, nonché i professori di greco e latino, possono sbagliare. Il cavallo di Troia non era un vero e proprio cavallo: fin qui tutti d’accordo, visto che nei poemi omerici è descritto come un cavallo di legno che è servito per penetrare nelle mura di Troia. A riscrivere una delle leggendarie storie della mitologia greca è l’archeologo navale e ricercatore dell’Università di Aix-En-Provence e Marsiglia Francesco Tiboni. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Archeologia Viva, il celebre cavallo di legno donato da Ulisse ai Troiani è un errore di traduzione: per penetrare nelle mura di Troia non si sarebbe utilizzato un cavallo, bensì una nave fenicia chiamata Hippos.
Come è nato l’errore di traduzione sul cavallo di Troia dell’Iliade e Odissea
L’equivoco millenario sarebbe nato nel VII secolo avanti Cristo da un errore nella traduzione dei testi successivi a Omero, ai quali si ispirò anche Virgilio per comporre l’Eneide. Tiboni spiega che l’inganno ideato da Ulisse e allestito dagli Achei fu messo in atto per mezzo di “una nave, piuttosto che di un cavallo”, per questo l’Hippos va identificato con un vascello fenicio e non con un animale quadrupede.
Se si esaminano l’Iliade e l’Odissea pensando a una nave piuttosto a un cavallo, non si modifica certo il significato della vicenda, ma l’inganno tende a perdere di surrealismo. E’ più verosimile che una imbarcazione di grandi dimensioni possa celare dei soldati. Probabilmente, gli stessi si sarebbero calati dai portelli chiaramente visibili sullo scafo senza alcun sospetto. Un cavallo di legno che nasconde dei soldati greci non è mai esistito, neanche nei versi di Omero.
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