Futures e bitcoin: la nuova frontiera monetaria
Da Redazione
Dicembre 12, 2017
Da un paio di giorni è possibile scambiare titoli futures basati sui bitcoin alla borsa di Chicago (CBOE). Ciò comporta che i titoli relativi ai bitcoin vengano scambiati su un mercato ufficiale e regolato. La notizia ha del buono dal momento che i bitcoin sono purtroppo considerati un mezzo inutile e in particolare pericoloso.
Lo scambio tra futures e bitcoin significa che sarà possibile scommettere sul loro valore nel prossimo futuro su un mercato regolamentato (la CBOE, appunto). Oltretutto non serve avere bitcoin per acquistare futures.
I futures: cosa sono
I futures sono contratti che consentono agli investitori di “scommettere” sul valore di un indicatore sottostante. Possono essere basati su quasi qualsiasi cosa, ma sono utilizzati soprattutto per “scommettere” sul valore delle materie prime. Essi sono dunque spesso usati come mezzo attraverso cui tutelarsi dalle fluttuazioni dei prezzi delle materie prime .
Garantire lo scambio di questi contratti basati sui bitcoin è partito dallo US Commodities and Futures Trading Commission, l’ente del governo americano che regola questi strumenti finanziari. La commissione ha precisato ai potenziali investitori che i futures potranno subire forti variazioni e volatilità nel loro prezzo, e quindi per un pò non saranno uno strumento molto sicuro. La Futures Industry Association, l’associazione che raccoglie i principali operatori di mercato che si occupano di questi titoli, non avvalora la decisione americana, in quanto sostiene che la commissione avrebbe dovuto tener conto più seriamente dei rischi di questo strumento.
Cosa sono i bitcoin
I bitcoin sono una “moneta virtuale” alternativa alle normali monete. Non sono soggetti a stampa da una banca centrale e non vengono controllati direttamente da alcun governo. Non sono nemmeno universalmente accettati e soltanto un ridotto numero di negozi, soprattutto online, li utilizza per effettuare eventualmente le transazioni. Non per altro essi sono spesso ritenuti più una commodity che una moneta, cioè sono paragonati ad una materia prima o ad un altro bene utile ad eventuali movimenti finanziari.
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