Cancro al colon: scoperta nuova cura per malati gravi
Da Redazione
Gennaio 23, 2018
Il cancro al colon retto è quello più drastico e diffuso in italia. Negli ultimi anni si è cercato un modo per ridurre la mortalità, in particolare quando ormai il cancro ha raggiunto il culmine della drasticità.
Cura farmacologica contro il tumore al colon
Durante la fase metastatica ci sono molti farmaci, sia la chemioterapia che le terapie target, usati in successione, che danno ai pazienti la possibilità di arrivare a sconfiggere il brutto male.
Inoltre, quasi il 20% di chi ha metastasi riesce a liberarsi dalla malattia a distanza di cinque anni dalla comparsa della malattia.
L’innovazione oggi è per i malati in terza o quarta linea di trattamento, i quali potranno godere di una chance terapeutica in più.
Secondo l’Agenzia italiana del Farmaco (Aifa) è stato messo a punto un nuovo farmaco chemioterapico orale basato sulla combinazione di trifluridina (FTD) e tipiracil (TPI). La messa a punto del medicinale è arriva in seguito al parere positivo dato dall’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) che aveva già dato il consenso all’utilizzo nell’aprile del 2016.
Gli effetti del nuovo farmaco contro il cancro al colon
Alberto Sobrero, Responsabile del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Ospedale San Martino di Genova, ha spiegato che “La combinazione di trifluridina e tipiracil agisce inserendosi direttamente nel Dna, interferendo con la sua funzione e prevenendo in tal modo la proliferazione e la crescita delle cellule tumorali“.
Questo è un approccio in grado di sconfiggere il cancro con nuovi trattamenti rispetto a quelli usati in precedenza, garantendo di rallentare la progressione della malattia senza trattare il paziente con le stesse terapie di prima.
Lo studio internazionale Recourse è stato condotto su 800 pazienti, con la dimostrazione di come questo mix di sostanze offre ai malati affetti da tumore al colon più probabilità di sopravvivenza e riduce il rischio di morte rispetto al placebo.
I risultati degli studi prevedono una riduzione del 32% del rischio di morte e il livello di tossicità non è invasivo come i trattamenti vigenti ora.
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