Tumore al seno, può radicarsi fino ai polmoni, ecco come
Da Redazione
Febbraio 02, 2018
Il tumore al seno non perdona, solo il nostro Paese infatti conta 35 mila pazienti affette da un cancro simile allo stadio avanzato, una malattia che oggi pure se più gestibile e presa in tempo,lascia ancora brutte sorprese nelle donne.
E infatti il tumore al seno facilmente tende a radicarsi nei polmoni. Per questo un’equipe di scienziati dell’Università di Liverpool ha preso in esame i motivi per cui si verifica una tale invasione, confermando il ruolo dei macrofagi, ossia quelle cellule del sistema immunitario in continua osservazione.
Lo studio sul tumore al seno e ai polmoni
Stando allo studio pubblicato su Oncogene, i ricercatori hanno notato che i macrofagi vanno a stimolare l’attivazione di particolari ormoni, ossia i fattori di crescita insulino-simili (IGFs) 1 e 2, ossia quelli che spingono le cellule tumorali verso il tessuto polmonare.
Analizzando un gruppo di 75 donne con tumore al seno in vari stadi, l’attivazione delle IGFs 1 ha raggiunto il 75% dei casi, mentre in un gruppo di 90 pazienti metastatiche la percentuale è salita all’ 87%.
Svolta all’orizzonte???
I ricercatori hanno pensato che se il meccanismo che promuove le metastasi si serve delle IGF, bisognerebbe trovare il modo per frenarle al fine di evitare che la malattia si diffonda.
Dunque, nella seconda parte dello studio, i ricercatori hanno fatto i test sui topi, utilizzando un farmaco sperimentale anti-IGF ( xentuzumab) insieme ad un chemioterapico (il paclitaxel) comune per il tumore al seno. Gli esiti hanno portato alla riduzione della diffusione tumorale e di metastasi polmonari, rispetto all’utilizzo del solo paclitaxel.
Ovviamente questa è una ricerca preclinica dunque c’è ancora tanto su cui studiare. E infatti Ainhoa Mielgo, primo autore della ricerca ha affermato che: “La scoperta fornisce il razionale per il futuro sviluppo di una nuova strategia combinata per il trattamento del tumore al seno avanzato. Una migliore comprensione del meccanismo che sottosta alla diffusione delle metastasi è cruciale per migliorare le cure e la sopravvivenza delle pazienti”.
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