Raggi solari, i danni che provocano contengono la formula anti cancro? La ricerca dice si
Da Redazione
Marzo 17, 2018
La rivista Molecular Cell ha pubblicato uno studio del gruppo di ricerca di Sarah Sertic e Marco Muzi Falconi del dipartimento di Bioscienze dell’Università Statale di Milano che riguarda la lotta ai tumori. E stavolta protagonisti sono i raggi solari e i danni che provocano al nostro organismo.
Raggi solari,
L’esposizione ai raggi solari così come ad altri agenti chimico-fisici, come per esempio diversi chemioterapici, provoca danni al DNA delle cellule, distorcendo la doppia elica e andando ad alterare la struttura dei cromosomi, provoca lo sviluppo di tumori o la morte cellulare.
Studiando i meccanismi molecolari della riparazione dei cromosomi, lo studio dell’Università Statale si è accorto del meccanismo con cui le cellule reagiscono a una tipologia di danni al DNA molto nociva, chiamato in inglese closely opposing lesions (COLs).
Queste lesioni non sono risolvibili in modo rapido ed efficiente con i classici mezzi di riparazione del DNA e sono aggredite da una proteina specifica, EXO1, che comincia a degradare il cromosoma. Questa attività di degradazione ha, però, un risvolto positivo perché mette in allarme la cellula del problema e consente la riparazione delle COLs. Al contrario, se EXO1 viene lasciata agire senza interferire, lesiona il DNA in modo incontrollato, portando alla rottura dei cromosomi.
Raggi solari e DNA, ecco lo studio
Ed ecco che lo studio ha notato delle DNA polimerasi translesione, una famiglia di proteine che, nella limitazione dell’attività di EXO1, fanno sì che le cellule imparino a riparare le COLs senza l’accumulo di rotture cromosomiche, tardando la morte cellulare e l’instabilità genomica.
Marco Muzi Falconi, biologo molecolare dell’Università Statale di Milano ha dichiarato che “Questi risultati indicano che lo sviluppo di composti che interferiscono con il meccanismo identificato dallo studio potrebbe essere rilevante nella cura dei tumori. L’utilizzo di tali sostanze, in combinazione con approcci terapeutici classici, permetterebbe di sviluppare terapie antitumorali più efficaci”.
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