Juan Carlos e quel bottino nascosto in Svizzera, sospetti fondati?
Da Redazione
Aprile 18, 2018
La monarchia spagnola fa parlare di sé, per «l’incalcolabile fortuna di Juan Carlos». Questa dovrebbe ammontare a circa 1,8 miliardi di euro, di cui il patriarca dei Borboni si sarebbe premurato di nasconderli in Svizzera.
Juan Carlos miliardario: come ha guadagnato 2 miliardi di euro
Questi sono soldi accumulati negli anni grazie agli affari internazionali sul petrolio iniziati nel post franchismo, quando fu designato nel 1977 da Francisco Franco come successore. Business prosperati anche nel periodo in cui intratteneva la relazione intima con l’aristocratica tedesca Corinna Zu Sayn-Wittgestein.
Il tesoretto di Juan Carlos sfiora, dunque, i due miliardi di euro «com l’assegnazione da parte dei bilanci generali dello Stato durante il suo regno ammonta a 320 milioni di euro», com ammette anche il deputato Bustamante. «E non conosciamo nemmeno le partite indirette che arrivano alla Casa reale, come quelle che hanno a che vedere con la sicurezza, il Patrimonio, i viaggi ufficiali, etc.».
Economisti citati dalla tv La Sexta (Mediapro) pensano che il costo della monarchia per gli spagnoli stia all’incirca sui 50 milioni l’anno, se si contano le spese di viaggi ufficiali, ricevimenti, conservazione e manutenzione dei beni del Patrimonio nazionale, oggi a carico del bilancio della presidenza.
Juan Carlos dopo l’abdicazione
Dopo l’abdicazione forzata di Juan Carlos, dovuta a suo tempo allo scandalo della caccia all’elefante in Botswana, seguito a quello per corruzione che ha coinvolto il marito della secondogenita Cristina, Iñaki Urgandarin, al trono nel giugno 2014 è salito il figlio Felipe VI, e la monarchia sembrava avviata su un nuovo corso.
Il quarantenne sovrano si è posto come obiettivo primo quello di recuperare la credibilità e l’immagine perduta di un’istituzione che vuole esemplare: «onesta, integra e trasparente». E, come primo atto ufficiale, la Casa reale ha dichiarato l’audit annuale dei conti della corona. Ma, secondo i deputati di Izquierda Unida, confederata con Podemos, la normativa vigente «alimenta l’opacità», dal momento che «è centrata sulle amministrazioni pubbliche» dello Stato.
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