Pornografia scandalo, video abusi su neonati
Da Redazione
Giugno 27, 2018
In alcune “stanze virtuali”, i partecipanti si scambiavano fra loro del materiale pedopornografico come foto e video, ed inoltre anche delle informazioni. Questo è emerso dalle indagini, da parte della Polizia postale di Torino, da cui si evince anche di abusi su neonati. La cronaca italiana tuona: Pornografia scandalo, di nuovo!
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Abusi su neonati
Gli arrestati per video abusi su neonati sono sei, tutti appartenenti ad alcune stanze virtuali. Nel gruppo, che comprenderebbe persone di diverse zone d’Italia, i partecipanti avevano ruoli differenti e i coordinatori potevano escludere chi non contribuiva con materiali e video.
Rapporti sessuali con minori
Allo scopo di definire con precisione i compiti dei partecipanti alle “stanze virtuali” e per verificare se, in alcuni casi, siano anche stati consumati rapporti sessuali con minori, le indagini sono tuttora in corso. Sono state effettuate delle perquisizioni di locali e degli accertamenti informatici, che da stamattina stanno facendo emergere questo scandalo pornografico. Sono stati, infatti, rinvenuti e sequestrati un ingente quantitativo di materiale pedopornografico, per il quale si ipotizza in alcuni casi anche l’autoproduzione mediante la consumazione di rapporti sessuali con minori. Le persone perquisite sono tutte italiane, esattamente come era italiana la lingua utilizzata nei commenti alle immagini pubblicate.
Torino: informazioni sui propri iscritti
Dalla Questura di Torino hanno spiegato che l’attività di osservazione e di raccolta degli elementi probatori “è stata molto lunga soprattutto per le policy del gestore ostile a fornire informazioni sui propri iscritti“, cosi come si legge in una nota divulgata. La polizia postale, in una nota ha spiegato che tutta l’indagine ha fatto perno sulle componenti comportamentali dei vari autori delle condotte delittuose nonché sull’attribuzione delle immagini condivise ai diversi profili, in modo da ottenere riscontri dalla successiva attività a carico dei soggetti indagati. Secondo una prima ricostruzione fornita dagli investigatori, i titolari dei profili incriminati avevano tra loro diversi ruoli di responsabilità: dettavano regole che i partecipanti ai gruppi erano obbligati a osservare. Si riservavano, inoltre, la potestà di escludere chi non avesse prestato un contributo in termini di materiale condiviso, suddiviso per range di età e sesso dei minori utilizzati per la realizzazione dei video.
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