Cold case Emanuele Scieri: arrestato ex militare
Da Redazione
Agosto 02, 2018
La sera del 13 agosto 1999 si sono perse le tracce di Emanuele Scieri. Il 26enne siciliano, dopo la laurea in Giurisprudenza, parte per il servizio di leva. La destinazione di Scieri è la caserma “Gamerra” dei paracadutisti della “Folgore”, vi arriva il 21 luglio, dopo il Car di Scandicci. Alle ore 23:45 del 13 agosto, Emanuele Scieri non si presenta al contrappello. È assente anche il 14 e 5 agosto, ma nessuno si preoccupa. Il giorno seguente, il 16 agosto, il corpo di Emanuele Scieri viene trovato ai piedi della torretta dell’asciugatoio dei paracadute.
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Atto di nonnismo
Emanuele Scieri è morto dopo una lunga agonia. Ha fatto un volo di 12 metri, ma non è stata la causa della morte. Il corpo di Scieri sembrava quasi nascosto, sulle mani presentava della abrasioni, come se qualcuno le avesse calpestate. Le stringhe delle scarpe slacciate, la colonna vertebrale spezzata. Una morte davvero terribile e le circostanze fanno pensare ad un atto di nonnismo. Nessuno ha visto niente, nessuno parla. La morte di Emanuele Scieri diventa ben presto un cold case.
L’ipotesi del suicidio
I genitori di Emanuele Scieri sono in vacanza quando ricevono la notizia. Per loro inizia un vero e proprio calvario perché le prime domande che gli vengono rivolte riguardano eventuali problemi, perché si fa strada l’ipotesi del suicidio. I coniugi Scieri non hanno mai accettato questa ipotesi, il padre Corrado è morto nel 2011. Si punta il dito contro l’omertà dei militari di stanza nella caserma Gamerra. Nel 2007 pubblicano un libro sulla vicenda “Folgore di morte e omertà”. Descrivono la caserma dei parà come una “centrale di omertà” tale che anche “Cosa nostra” potrebbe impallidire. Il delitto resta irrisolto.
Il muro di omertà
Pochi giorni dopo la morte di Scieri, il procuratore capo di Pisa, Enzo Iannelli, dichiara: «L’omertà è degli infami che si sono resi responsabili di questo atto. Il mio è un appello pubblico, è un richiamo al senso di civiltà, di onestà morale alle persone che sanno e invece tacciono. Io invito tutte queste persone a farsi avanti’». L’appello resta senza risposta.
La svolta
Non ci sono prove di colpevolezza che inchiodino il responsabile della morte di Emanuele Scieri. Per 19 anni rimane un delitto irrisolto. Poche settimane dopo la scoperta del cadavere, l’Esercito decide di avviare una commissione di inchiesta per fare luce su responsabilità disciplinari e di comando senza entrare nel merito delle questioni giudiziarie. Oggi la svolta dopo che le indagini erano state riaperte a settembre dello scorso anno. ANSA riporta che c’è un arresto con l’accusa di concorso in omicidio. La misura riguarda un ex commilitone di Emanuele Scieri. Il procuratore di Pisa sostiene che contro Scieri ci sia stata un’aggressione, ipotesi suffragate dalle consulenze tecniche.
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