Foodora lascia l’Italia: adesso è in cerca di compratore
Da Redazione
Agosto 03, 2018
Foodora lascia l’Italia. L’impresa tedesca con sede a Berlino ha deciso di rivolgersi ad altri compratori, in nuove piazze, per via dei molti ostacoli e del poco margine di guadagno che l’impresa avrebbe ottenuto proprio nella nostra penisola. Nonostante il “food delivery” abbia grosse potenzialità c’è bisogno di piazze che valorizzino l’impresa, cosa che non sarebbe accaduta in Italia. L’ufficializzazione è arrivata in una nota di Delivery Hero, capogruppo di Foodora.
Le dichiarazioni da parte di Foodora
Il business del “food delivery” ha certamente grosse potenzialità, con una ricerca McKinsey che ha parlato di un mercato di 83 miliardi a livello mondiale, eppure il rapporto con alcune piazze, come quella italiana, frena i margini di guadagno. E’ il caso di Foodora che, dati i diversi ostacoli e il mercato di 2 miliardi (con molta concorrenza), ha deciso di lasciare l’Italia.
La decisione era già stata annunciata nei mesi scorsi, quando Gianluca Cocco – amministratore delegato di Foodora Italia – aveva parlato a proposito di una bozza del decreto dignità, affermando: «Saremo costretti ad abbandonare l’Italia». I toni sembravano essersi smorzati ma alla fine l’abbandono è arrivato definitivamente e non solo dall’Italia. Foodora lascia l’Italia, l’Australia, l’Olanda e la Francia. Ieri il cofondatore di Foodora, Emmanuel Pallua, ha affermato: «La nostra strategia è quella di operare in modo economicamente efficiente con focus su crescita e posizione di leadership in tutti i mercati in cui opera. In Italia questo obiettivo è ora difficile da raggiungere con investimenti ragionevoli»
Foodora lascia l’Italia: i termini delle vendite
«Siamo consapevoli dei risultati raggiunti finora per cui stiamo valutando possibili acquirenti». ha fatto sapere Emmanuel Pallua all’interno della sua nota. La vendita di Foodora non riguarderà il marchio e la base rider, ma soltanto la base clienti e i contratti con i ristoranti Foodora. Ciò desta l’interesse di diversi compratori, come Deliveroo e Glovo che, in questo modo, potrebbero consolidare il proprio mercato in Italia.
«Il food delivery è un servizio di fattorini, un lavoro vecchissimo a cui è stata data un’enfasi ingiustificata come se fosse il lavoro moderno è un business in forte crescita ma solo in alcune aree metropolitane e ha bisogno di volumi di traffico elevati per giustificare i costi fissi. Evidentemente in questo caso non sono stati raggiunti». ha spiegato Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente di Strategia alla Sda Bocconi.
Articolo precedente
Melanoma agli occhi: dopo i 60 anni attenti ai segnali della vista
Articolo successivo
Agcom multa Amazon per attività postale non autorizzata
Redazione