Allerta scabbia in Italia: alcuni contagi in provincia in Torino
Da Redazione
Febbraio 11, 2018
Italia piena di contagi, stavolta della scabbia: siamo a Ciriè, in provincia di Torino.
Attualmente risultano contagiati 3 operatori sanitari e 6 infermieri del locale Nosocomio. Non sapendo se altre persone siano rimaste infettate, nelle ore a seguire ci saranno dei controlli su altri operatori sanitari.
Scabbia: la lettera del sindaco
La notizia dei contagi di scabbia all’ospedale di Ciriè viene divulgata dal sindacato Nursind con una lettera.
Ecco le parole del sindacato Nursind: “A seguito di una patologia cutanea contagiosa contratta dal personale, ben 6 infermieri e 3 operatori sanitari sono a casa in infortunio. Altri sono in attesa di essere sottoposti a ulteriori controlli. Inoltre, alla data di ieri, a causa di un sovraffollamento che continua a perdurare specialmente in questa azienda, si è proceduto ad effettuare ricoveri. Con l’attuale organico rimasto non sarà possibile garantire in sicurezza l’assistenza ai cittadini ricoverati. Né tantomeno si potrà chiedere al personale ormai esausto, di prolungare il proprio turno di lavoro”.
Il batterio della scabbia sarebbe stato diffuso in reparto, con una rapida tempistica tra i dipendenti, a causa di un paziente proveniente dall’esterno, il quale viveva in un ambiente di troppa poca igiene.
Stop agli interventi di reparto
Come riporta la denuncia del sindacato, fatta attraverso Giuseppe Summa, il segretario territoriale del gruppo Nursind, non solo è evidente che ogni intervento di reparto sia impossibile da effettuare, quanto poi non si può continuare a chiedere al personale, oramai esausto, di prolungare il turno di lavoro anche a dodici ore.
Ma, per il sindacato, lo sdegno non si placa anziana afferma che l’aspetto di una «gravità inaudita è che gli infermieri e gli oss assenti siano stati integrati con una sola unità di supporto. Questo, nonostante il carico assistenziale sia ulteriormente aggravato dalla necessità di dover trattare i degenti presenti con bagni a letto, come vuole una direttiva ministeriale».
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