Bimba ebrea picchiata dai compagni a Berlino: Germania ancora razzista?
Da Redazione
Marzo 28, 2018
Shock in Germania che a distanza di anni dall’olocausto risulta ancora una azione discriminatoria. Una bimba ebrea infatti è stata vittima di percosse per la sua religione.
Bimba ebrea, la religione la trasforma in vittima di bullismo
«Sei ebrea»?, le viene domandato da un compagno di classe della seconda elementare. La bambina, 7 anni, risponde di sì, pur sottolineando che il suo papà non è praticante. A questo punto la piccola diventa vittima di strattoni, percosse, insulti e minacce. Non solo dal compagno di classe che le ha posto la domanda, ma anche da altri suoi amici, tutti di età compresa tra i 7 e gli 8 anni e tutti appartenenti a famiglie di fede musulmana.
L’episodio, accaduto alcuni giorni fa nella scuola elementare «Paul-Simmel» di Berlino, sta scuotendo l’opinione pubblica tedesca e ha dato vita ad una vivace polemica sul cosiddetto «mobbing religioso». Un fenomeno sempre più diffuso in Germania che coinvolge pure le fasce sociali di età più giovani.
Bimba ebrea picchiata dai compagni: fin dove arriveremo?
«I bambini sono sempre più spesso soggetti al fanatismo religioso dei loro genitori, fratelli maggiori o parenti più stretti», ha dichiarato al quotidiano un insegnante di una scuola elementare di Berlino, nel quale fino al 70% degli alunni è figlio di immigrati. «Non sanno ancora leggere e scrivere, ma già dividono il loro piccolo mondo in due categorie: credenti e miscredenti, musulmani e non-musulmani», questo almeno è quanto vive l’insegnante che ha preferito non divulgare la sua identità onde evitare possa essere vittima di rappresaglie.
Ecco però che la società civile reagisce ad un fenomeno spiacevole che sta diventando fin troppo comune.
E così, Thomas Albrecht, il direttore della scuola elementare berlinese nella quale è stata vittima la bambina ebrea, vorrebbe arruolare servizi di sorveglianza privati per offrire la sicurezza massima sia nelle scuole che negli asili. Il governatore Michael Müller chiede incontri frequenti per una partecipazione attiva degli insegnanti, dei genitori e dei rappresentanti delle comunità religiose.
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