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Cancro ai polmoni: Batterio antartico uccide cellule tumorali

Da Redazione

Gennaio 21, 2018

Cancro ai polmoni: Batterio antartico uccide cellule tumorali
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In questi giorni la medicina è l’argomento più in vista tra i media. Dopo la scoperta del test che rileva otto tipi di tumore, è la volta di una nota positiva sul cancro ai polmoni.

La scoperta del batterio marino antartico contro il cancro ai polmoni

Secondo una ricerca della Stazione Zoologica Anton Dohrn e dell’Università Federico II di Napoli, esiste una molecola prodotta da un batterio marino antartico che ha il potere di debellare selettivamente alcune cellule del tumore al polmone.

Nel dipartimento di Scienze Chimiche della Federico II le ricerche di eco-biologia molecolare sui batteri isolati nelle regioni marine dell’Antartide non si sono mai fermate, e forse è arrivata la svolta. Grazie ali studi si è giunti alla scoperta di alcuni metaboliti di importante interesse in applicazioni terapeutiche. Questo è stato il punto di partenza per lo sviluppo di un progetto di ricerca italo-danese i cui esiti sono stati pubblicati dalla rivista Nature Scientific Reports.

Batterio marino: la molecola

Il progetto, coordinato dalla professoressa Maria Luisa Tutino, Dipartimento di Scienze Chimiche della Federico II, e dalla dottoressa Giovanna Romano, Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, ha portato alla individuazione di una molecola.

Questa molecola deriva dal batterio marino antartico «Pseudoalteromonas haloplanktis TAC125» che ha il potere di combattere selettivamente cellule tumorali A549, modello della forma più aggressiva di cancro ai polmoni detta «non a piccole cellule», senza intralciare la vita delle cellule sane.

Il team di ricerca, che coinvolge anche le giovani ricercatrici Filomena Sannino e Clementina Sansone, ha dato prova di come questa capacità sia correlata alla attivazione, solo nelle cellule tumorali, di una specifica azione di uccisone cellulare detta «piroptosi».

Con la scoperta di tale molecola, l’acido 4-idrossibenzoico, già presente nell’alimentazione umana, si potrebbero sviluppare nuove terapie alternative, più efficienti e minimamente tossiche per il paziente, e chissà magari agiranno su altri tipi di cancro.

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