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Chat WhatsApp, il Fisco può spiarle per stanare evasione fiscale

Da Redazione

Dicembre 09, 2017

Chat WhatsApp, il Fisco può spiarle per stanare evasione fiscale
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Le comunicazioni che, in base alla nuova circolare operativa dal primo gennaio 2018, la Guardia di Finanza potrà spiare per stanare gli evasori.

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Perché la GdF spierà chat WhatsApp

Attenzione a ciò che si scrive: il Fisco spierà smartphone e chat di Whatsapp per stanare gli evasori. Dal primo gennaio 2018 non sarà solo un dubbio o un timore ma una certezza. La circolare n.1/2018 sui controlli anti evasione prevede espressamente, tra le altre novità in materia, che la Guardia di Finanza potrà controllare le chat e le email e non più solo documenti contabili e fatture o modelli di dichiarazione.

Manuale operativo contrasto evasione e frodi fiscali

Sul sito delle Fiamme Gialle, è già possibile scaricare il Manuale Operativo di contrasto all’evasione e alle frodi fiscali. L’aggiornamento si è reso necessario per ottimizzare i controlli anti evasione anche in ambito digitale. Una scelta coerente con il riconoscimento già avvenuto delle chat WhatsApp come prova in Tribunale. Ma il documento non vuole solo fornire maggiore potere al Fisco per il controllo di queste e altre piattaforme di messaggistica istantanea. Il documento mira anche a semplificare i rapporti tra contribuente e Agenzia delle Entrate per garantire una maggiore sinergia e collaborazione. Il contribuente può leggere nel manuale quali saranno i limiti e i paletti entro i quali la GdF potrà spiare le chat di Whatsapp per non ledere la privacy.

Chat Whatsapp: controlli anche se il telefono è spento

C’è un altro aspetto importante da considerare: i finanzieri potranno esaminare i dati accedendo alla copia forense, quindi, avranno accesso alle chat Whatsapp anche se il telefono sotto controllo è spento. Sicuramente, la misura riguarderà i grandi evasori più che i piccoli contribuenti. Nel 2016 le Fiamme Gialle sono riuscite a scoprire affari di denaro illecito per un valore complessivo di oltre 5 miliardi di Euro, sequestrando beni pari a circa 510 milioni grazie anche alle intercettazioni per mezzo delle nuove tecnologie.

 

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