Nessuno fa più donazioni di sangue. Ecco perché
Da Redazione
Febbraio 17, 2018
La scienza e la medicina combattono giorno dopo giorno per mettere in salvo la nostra salute, eppure un mezzo efficace per sostituire donazioni di sangue umano, non riescono a trovarlo. Nei nostri ospedali ormai più di rado si dona il sangue, e i medici cercano di scoprirne i motivi
Le donazioni di sangue: perché stanno diminuendo
Il problema donazioni riguarda un pò tutta Italia, soprattutto in Umbria seguita da Valle d’Aosta e Basilicata. Un processo di calo di “generosità” che è cominciato nel 2015, e sulla base dei dati del gennaio registrati qualche mese fa dall’Avis, si pensa che se questa tendenza si consolida bisogna cominciare a preoccuparsi.
Mediamente negli ospedali occorrerebbero circa 60.000 donazioni, a fronte delle 41.000 che sono state registrate nel 2016 e delle 43.000 nel 2015. Il motivo di questa diminuzione improvvisa dipende da tutta una serie di fattori che descrive l’Avis
Donazioni di sangue: le spiegazioni dell’Avis
L’Avis, attraverso il suo presidente ha spiegato che “Con un paio di donazioni all’anno da parte dei nostri volontari potremmo raggiungere ampiamente l’autosufficienza di sangue. Ma questo non avviene perché ci sono donatori poco costanti, o che addirittura scompaiono dopo la prima donazione, e per il mancato ricambio generazionale. Le donazioni dei giovani, per una serie di ragioni che stiamo studiando, sono sempre meno”.
L’Avis cerca di far fronte a questo problema cercando di coinvolgere, anche attraverso specifiche convenzioni, enti locali, associazioni sportive, grandi aziende. È pronta anche una convenzione con la Conferenza episcopale umbra per il coinvolgimento delle parrocchie, e si vorrebbe tanto fare la stessa cosa con organizzazioni di altre religioni. È in corso inoltre un confronto con la Regione per una serie di problemi organizzativi la cui soluzione, secondo l’Avis, potrebbe migliorare le donazioni e invogliare i donatori.
Tra i tanti problemi vi è anche la carenza di “personale non occasionale” nei centri di raccolta del sangue e la necessità di sedi più accoglienti.
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