Noura Hussein, annullata la pena di morte per la sposa bambina che aveva ucciso il marito violento
Da Redazione
Giugno 27, 2018
E’ stata annullata la condanna a morte per Noura Hussein, sposa bambina che, in Sudan, aveva ucciso il suo marito che tentava di stuprarla. La bambina era stata condannata all’impiccagione: tuttavia, dopo la mobilitazione di agenzia delle Nazioni Unite, Amnesty International e numerosissime petizioni da parte di associazioni e volontari, la bambina eviterà la morte. Ad ora viene comunque condannata con cinque anni di carcere, ma la famiglia chiede che la pena venga eliminata del tutto, e che Noura Hussein venga ritenuta innocente.
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Noura Hussein aveva ucciso il marito che la stuprava
L’ennesimo caso di sposa bambina, sempre più dilagante e incontrollabile. Noura Hussein era stata forzata dal padre a sposare un uomo ventenne. Il marito, però, aveva iniziato molto presto a violentarla e allora la sposa bambina, per porre fine alle violenze subite, aveva deciso di ucciderlo. L’omicidio l’aveva portata al ripudio da parte della famiglia, oltre che alla condanna a morte in primo grado.
Prima incarcerata, poi sarebbe stata impiccata. Tuttavia, le petizioni e le mobilitazioni delle organizzazioni umanitarie hanno cercato di far luce sulla vicenda, per far sì che venisse riconosciuta l’innocenza della bambina e fosse evitata la sua impiccagione. Noura Hussein adesso è salva, anche se per ora deve scontare cinque anni di carcere.
Il rapporto di Antonella Napoli, presidente di Italians for Darfur
La notizia è stata riportata grazie al rapporto di Antonella Napoli, presidente di Italians for Darfur. L’associazione ha raccolto, per evitare la pena di morte alla piccola Noura Hussein, un milione e 400 mila firme in calce. Queste le parole di Antonella Napoli, visibilmente soddisfatta per i risultati raggiunti: «L’avvocato Ishag Ahmed Abdulaziz ci ha comunicato che l’appello per Noura Hussein è stato parzialmente accolto, con l’annullamento della condanna a morte emessa in primo grado. Siamo felici che la sua vita sia salva, ci siamo battuti per questo e la pressione internazionale ha pesato tantissimo sulla decisione della Corte di appello di Ondurman»
La presidente di Italians for Darfur ha poi concluso: «Ora, dopo questo importante risultato attendiamo fiduciosi l’esito del ricorso alla Corte Suprema che gli avvocati del team di Noura ci hanno assicurato sarà depositato al più presto». Non solo l’associazione, ma anche i legali della ragazza sono pronti a continuare la battaglia giudiziaria «fino a quando non sarà dichiarata innocente».
La mobilitazione di web e associazioni internazionali
Non solo l’intervento da parte di Italians For Darfur, che ha raccolto un milione e 400 mila firme, ma anche la vera e propria mobilitazione di web e associazioni internazionali hanno permesso, alla sposa bambina Noura Hussein, di evitare la condanna a morte all’impiccagione.
Le petizioni online si sono moltiplicate, riuscendo ad ottenere un numero sempre maggiore di firme. Allo stesso tempo, ruolo importante è stato quello delle agenzie delle Nazioni Unite, oltre che di Amnesty International. Le parti avevano inviato al presidente del Sudan, Omal al Bashir, lettere per chiedere che la pena venisse annullata. I risultati sono stati raggiunti, ma non del tutto. Ad ora Noura Hussein rimarrà in carcere, dovendo scontare una pena di 5 anni, di cui 10 sono già stati trascorsi dalla bambina in carcere, dopo la sentenza di primo grado. Noura è in carcere dal 3 agosto 2017. Adesso si attenderà il responso della Corte Suprema.
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