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Sindrome occhio secco: come va curata?

Da Redazione

Settembre 17, 2018

Sindrome occhio secco: come va curata?
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Può sembrare banale eppure le lacrime sono uno strumento necessario per la protezione dei nostri occhi. Questo perché idratanti la cornea si evitano arrossamenti o irritazione, o peggio ancora infezioni. Tuttavia è facile imbattersi in persone che soffrono della sindrome occhio secco.

Come si presenta la sindrome occhio secco

La sindrome dell’occhio secco porta sintomi come prurito, bruciore e abbassamento della vista. Il tutto provocato da cosa? Sicuramente dalle lunghe ore passate su smartphone e pc. Importante per evitare di inciampare in questa malattia è consentire la lacrimazione. La pellicola lacrimale che protegge i nostri occhi fa sì che essi siano sempre lubrificati  e dunque protetti dalle infezioni batteriche. Onde evitare di ammalarsi della sindrome dell’occhio secco sarebbe importante fare attenzione a piccoli particolari come l’uso intensivo del computer (cosa assolutamente da evitare). È importante anche una buona idratazione fisica e per le donne il consiglio è sempre quello di struccarsi e non lasciare assorbire alla pelle e agli occhi le sostanze del make-up che comunque potrebbero compromettere la salute dei nostri occhi.

Sindrome dell’occho secco: la cura

Per la sindrome dell’occhio secco non c’è scientificamente una cura a base farmacologica. Si potrebbero tuttavia utilizzare le lacrime artificiali per idratare un po’ gli occhi secchi. Attenzione però a quelle che si scelgono: Aldo Caporossi, direttore della Clinica Oculistica Policlinico Gemelli di Roma, sostiene che “Meglio scegliere quelle monodose per evitare i conservanti che potrebbero provocare irritazione. Molto efficaci sono quelle a base di acido ialuronico. In particolare le lacrime di ‘ultima generazione’ sono a base di acido ialuronico cross-linkato, che ha un effetto di più lunga durata, e sono arricchite di coenzima Q10 e vitamina E, sostanze in grado di contrastare i processi ossidativi”. Si tratta, di colliri che non danno assuefazione o effetti collaterali, ma richiedono continuità per evitare ricadute”

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