Solitudine, sofferenza pari a un dolore fisico: come difenderci
Da Redazione
Novembre 13, 2017
Sono tanti gli italiani che si sentono veramente soli: l’evoluzione ci spinge a creare nuove reti di amicizie o a recuperare quelle vecchie come meccanismo di difesa, ma c’è chi ha bisogno di aiuto per attivare le proprie capacità relazionali.
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Solitudine come un dolore fisico: l’evoluzione ha insegnato agli esseri umani a difendersi
Arrabbiature e seccature nascono perché interagiamo con altre persone, ma uscire da questa rete di relazione porta a sentirsi soli. E’ proprio il sentimento di solitudine che fa stare male e può far anche ammalare. Gli esseri umani hanno una natura sociale e uan ricerca su questo ha portato a scoprire gli effetti deleteri che questo sentimento può avere sullo stato di salute. Pubblicato da psichiatri e cardiologi tedeschi dopo aver studiato 15mila persone tra i 35 e i 74 anni, si è visto cosa provoca sentirsi soli dal punto di vista psicofisico.
Solitudine porta a depressione, ansia e fumo
E’ emerso che a solitudine crea significativi rischi in termini di salute mentale, sia per quanto riguarda la depressione, sia per quanto concerne il livello di ansia. Questa è la conclusione dell’equipe tedesca guidata dal professor Manfred Beutel del Department of Psychosomatic Medicine and Psychotherapy della Johannes Gutenberg University di Mainz. La solitudine aumenterebbe la probabilità di essere fumatori, un classico indicatore di uno stile di vita sbagliato. La ridotta qualità della salute mentale può poi essere causa di un maggior numero di visite dal medico, di ricoveri e di utilizzo di psicofarmaci. Presi nel loro complesso questi risultati danno un solido supporto alla convinzione che la solitudine dovrebbe essere considerata di per sé una significativa variabile di salute.
Solitudine e stare soli, due concetti differenti e due bisogni diversi
Stare soli e solitudine sono due concetti differenti. La solitudine è uno stato emotivo che riflette l’esperienza spiacevole del soffrire di isolamento sociale. Viceversa, se non esiste questo specifico stato emotivo, anche se si hanno pochi contatti sociali, non si producono effetti negativi sulla salute. Per la vera solitudine, insomma, deve esistere una discrepanza tra i nostri bisogni sociali e la loro possibilità di realizzazione nell’ambiente in cui ci si trova a vivere. Fortunatamente, quando si percepisce davvero un doloroso senso di abbandono, si attiva una spontanea ricerca di contatti sociali. L’attivazione di questa spontanea ricerca di contatti fa sì che la vera e profonda solitudine sia spesso un’esperienza transitoria. L’evoluzione ci ha portato a sviluppare una serie di meccanismi interiori che ci spingono a ricercare connessioni per vincere la sensazione di isolamento, un processo che è stato chiamato spinta alla riaffiliazione. Da Pamela Qualter, autrice di un articolo pubblicato in Perspectives on Psychological Science.
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